A Napoli esistono storie di tutti i tipi, ma conosci quella che riguarda le statue di Palazzo Reale? Te la raccontiamo noi!
Siete mai stati a piazza Plebiscito a Napoli? In questa magnifica piazza si estende la facciata del Palazzo Reale. Questo edificio contiene non solo storia e cultura, ma anche tante tradizioni e leggende. Una delle storie legate a Palazzo Reale, riguarda il suo Scalone d’onore. Infatti, l’enorme scalone sembrerebbe essere quello su cui Cenerentola perse la scarpetta. Parliamo della prima versione della fiaba scritta da Giambattista Basile nel suo “Lo cunto de li cunti”.
Il palazzo venne fondato da Filippo d’Asburgo III, Re di Spagna. Ci troviamo nell’anno 1600. Tra quelli che ci lavorarono, ci fu l’architetto Domenico Fontana. L’artista progettò sia le forme rinascimentali sia gli elementi della facciata. Ed è proprio sugli elementi della facciata che si stende su piazza Plebiscito che si narra una storia divertente.
La facciata di Palazzo Reale è stata completata nel 1616 ed è lunga 169 metri. Presenta dei mattoni di cotto rosato e pietra vulcanica. La nostra storia riguarda le statue presenti nelle nicchie che rappresentano i principali regnanti di Napoli.
Ad ognuna di queste statue ha lavorato uno scultore diverso: abbiamo Ruggero II di Sicilia realizzato da Emilio Franceschi, Federico II di Svevia fatto da Emanuele Caggiano, Carlo d’Angiò realizzato da Tommaso Solari, Alfonso V d’Aragona fatto da Achille d’Orsi, Carlo V d’Asburgo realizzato da Vincenzo Gemito, Carlo III di Spagna ad opera di Raffaele Belliazzi, Gioacchino Murat di Giovanni Battista Amendola ed infine, Vittorio Emanuele II di Savoia ad opera di Francesco Jerace.
La nostra storia riguarda le ultime quattro statue: Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Spagna , Gioacchino Murat ed Emanuele II di Savoia. Si tratta di una storia che viene tramandata nelle famiglie napoletane. Sembrerebbe infatti che Carlo V d’Asburgo indichi verso il basso con il dito, come a dire: “chi ha fatto la pipì qui?”.
Subito di risposta sembra sdegnarsi Carlo III di Spagna che risponde: “no, di sicuro non sono stato io!”. Lì accanto, Gioacchino Murat si porta la mano al petto come in un segno di confessione e dice: “sono stato io!”. Per concludere la storia c’è Emanuele II di Savoia che, con la spada in mano parrebbe dire: “allora glielo taglio!”.
Questa storiella contiene in sé cultura e simpatia: i due lati imprescindibili di Napoli! E tu, la conoscevi? Se ti trovi a Napoli, non puoi mancare di fare una visita a Palazzo Reale!
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